Produzione in Italia
Le varietà di riso coltivate in Italia sono riconducibili a quattro tipologie: Tondo, Medio, Lungo A e Lungo B.
Il 50% della superficie risicola nazionale è coltivata con le varietà Lunghe A e Medie. Il riso parboiled riguarda la prima tipologia, così come grande parte delle varietà da risotto che sono destinate al consumo interno, fra cui le pregiate Carnaroli, Arborio, Baldo e Roma che spuntano prezzi più elevati, ma che garantiscono una limitata produzione di risone in campo. Il 30% della superficie è coltivata con i risi “comuni” o di tipo Tondo, mentre il restante 20% della superficie è coltivata con le varietà di tipo Lungo B che comprende le varietà da esportazione del tipo Indica. Caratterizzate da una produttività più elevata, queste varietà Tonde e Lunghe B hanno solitamente quotazioni più basse sul mercato rispetto a quelle Lunghe A e Medie.
Nel 2020 il valore della produzione agricola del riso è stato pari a circa 500 milioni di euro, il 92% del quale fa riferimento alle sole regioni di Piemonte e Lombardia.
La filiera risicola è caratterizzata da una consolidata integrazione tra produzione agricola e trasformazione industriale e buona parte della lavorazione del riso si concentra nell’area vocata alla risicoltura tra la regione Piemonte e la regione Lombardia in un’area chiamata Lomellina. Le riserie si sono sviluppate e sono cresciute in prossimità dell’area produttiva, mantenendo il legame con il territorio.
L’industria risiera italiana riunisce 100 imprese e occupa 1 350 addetti, generando un giro d’affari di 1,3 miliardi di euro.
Le 7 imprese più grandi con fatturato superiore ai 50 milioni di euro complessivamente detengono il 66% dei ricavi del settore, a queste si affiancano 35 imprese che fatturano meno di 10 milioni di euro e contribuiscono al giro d’affari per il 12%.
Entrambi i tipi di imprese detengono un profilo competitivo elevato. I grandi gruppi sono più focalizzati sul mercato nazionale e internazionale e investono in tecnologie innovative (ad esempio sottovuoto, selezionatrici ottiche, trattamenti con anidride carbonica, ecc). Le imprese a carattere artigianale, invece, mantengono un buon profilo economico finanziario avendo già ammortizzato gli investimenti per gli impianti di lavorazione del riso, che fanno riferimento ad una tecnologia di natura meccanica tradizionale.
Gran parte della materia prima lavorata è di provenienza italiana (86% in volume nel 2019), ma le riserie italiane lavorano anche prodotto di importazione soprattutto della tipologia Indica.
Il mercato di destinazione è sia quello domestico, che quello estero. Al primo, cui è riservato circa il 40% del riso lavorato in Italia, sono destinate le più pregiate varietà di riso da risotto e sta inoltre crescendo la domanda di prodotti con contenuto di servizio (ad esempio preparati per risotti), di nuovi prodotti sostitutivi del pane e dei prodotti da forno nelle diete gluten free, di riso per la preparazione di sushi. Queste nuove tendenze hanno favorito una crescita dei consumi nazionali (14% nel periodo 2015-2019). In Italia il Consumo di riso pro-capite si aggira sui 7 kg.